Mercato interno e concorrenza
Direttiva UE sul dovere di diligenza delle imprese (Direttiva Supply Chain)
cepAdhoc
"Così molte aziende “pulite” pagherebbero un prezzo elevato per poche pecore nere, attraverso obblighi di “due diligence” molto rilevanti che verrebbero loro imposti", afferma il membro del consiglio direttivo del CEP, Henning Vöpel, che ha redatto l'analisi insieme agli economisti del CEP, Matthias Kullas e André Wolf e il giurista, Götz Reichert. "La Commissione non dovrebbe stringere troppo la vite della direttiva sulle catene di approvvigionamento. Un eccessivo irrigidimento rischierebbe di causare conseguenze negative sia per la sostenibilità stessa delle produzioni, sia per le PMI. Diverse produzioni dai paesi più poveri infatti dovrebbero essere riallocate e le PMI si troverebbero indubbiamente in situazioni di svantaggio rispetto alle multinazionali nel puntuale rispetto delle procedure legate agli obblighi di diligenza” sottolinea Vöpel.
I ricercatori CEP temono in particolare un "considerevole sovraccarico burocratico per le aziende interessate", senza alcuna garanzia che gli obiettivi previsti vengano poi raggiunti in modo convincente. Lo svantaggio per le piccole e medie imprese, in particolare, è causato dai bassi valori soglia per le dimensioni dell'azienda, che l’UE ha scelto di adottare.
Potrebbero, inoltre, anche sorgere problemi di responsabilità civile. "Se il legislatore europeo dovesse stabilire una responsabilità civile per le imprese inadempienti, gli Stati membri dell'UE, nella fase di recepimento, dovrebbero almeno garantire che il rischio di questo tipo non risulti sproporzionato rispetto alle violazioni riscontrate", sottolinea Reichert.
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Direttiva UE sul dovere di diligenza delle imprese (Direttiva Supply Chain) (pubblicizzato 03.03.2022) | 967 KB | Download | |
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